Articolo tratto da francescasoli.com

La prima volta che ho sentito nominare la Merilu Garatti non ero troppo lucida: eravamo attorno al 34° km della maratona di Reggio, io e il debuttante O’Mar, e in uno dei rari momenti in cui eravamo riusciti a scambiare qualche parola mi aveva detto “sai, sto legando molto con la bresciana dei 992, la Merilu”. Finita lì, c’erano ancora 8km da fare, perdonami Omar ma abbiamo altro a cui pensare… Nei giorni seguenti, complice l’amicizia in comune del neomaratoneta, io e lei abbiamo iniziato i primi contatti grazie ai benedetti social network. Mi sono trovata di fronte una donna energica, sorridente, carica e piena di gioia di vivere, anche se, da quanto mi aveva detto Omar, le hanno diagnosticato una malattia proprio brutta. Eppure corre, pensavo, e da quello che ho capito si sta allenando per una maratona. Che forza!

E io me la ricordo la prima maratona della Merilu, perchè ero allo stadio ma aspettavo trepidante la notizia, che puntualmente era arrivata nel primo pomeriggio: “Ce l’ho fatta!”. Così, in questi anni, sono sempre andata avanti nella conoscenza con la convinzione che l’avesse sempre vissuta così, affrontandola con grinta, questa maledetta sclerosi multipla.

Poi sabato a San Siro mi mette in mano il suo libro, “Sua Maestà”. Lo divoro in poche ore, e scopro una Merilu inedita, che nemmeno pensavo potesse essere esistita. La diagnosi, le prime cure, i momenti in cui ti sembra che tutto ti cada addosso, in cui tutto è grigio, in cui ti chiudi e ringhi al mondo, in cui vaffanculo, ma perchè proprio a me. E mi ritrovo in tante sue frasi, in tanti suoi momenti, anche se io ero passata attraverso qualcosa di molto più stupido e meno grave della SM. Ma mi ci ritrovo, perdio se mi ci ritrovo, in tutto. Ti guardano e ti dicono che sei pazza, l’ (ex) fidanzato che se ne frega se stai male e non capisce la tua voglia di rivalsa sul mondo, sulla vita, la corsa che diventa la tua terapia, anche se uscire di casa è violenza pura sul tuo fisico così poco allenato. E quel sogno che piano piano prende forma, quei 42195 sognati, ammirati, immaginati, accarezzati, agognati, sudati, faticati, dal primo all’ultimo. La rivincita, la rinascita. Grazie davvero Merilu per questo tuo racconto, perchè sono convinta che la tua storia potrà essere davvero di aiuto a tante persone, e perchè ci hai regalato una nuova te che dai social non lasci mai trasparire, ma che è fondamentale per comprendere la donna che sei e la grandezza di quello che hai fatto. Se vuoi, puoi. Ti voglio bene. <3

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