intervista di TOMMASO PALO 7 maggio 2020, tratta da Raschi sport e nature
Alcuni anni fa conobbi su Facebook Maria Luisa Garatti attraverso un gruppo di runner. Maria Luisa è una persona energica, vulcanica piena di vita. E’ una donna che non sta mai ferma.
In continua evoluzione, alla scoperta del mondo con il suo lavoro di avvocato e con la sua passione per la corsa a piedi. Una passione che le è diventata alleata per vivere e convivere come una regina accanto a “Sua Maestà”, come lei definisce la sclerosi multipla.
Ad oggi ha corso 10 maratone in Italia e all’estero. Nel 2018 Campionessa Italiana ai campionati Italiani Paralimpici di Nembro nei 1500 metri e negli 800 metri e in questa distanza con record Italiano. A febbraio 2020 è diventata campionessa italiana paralimpica nella mezza maratona nel corso dei campionati italiani paralimpici disputati a Barletta.
Una frase colpisce di Maria Luisa, il suo motto con il quale mi piace presentarla:
“Anche se la strada da percorrere è tanta, non la misurerò mai in chilometri ma nelle infinite opportunità e possibilità che la vita mi da!”
Ciao Maria Luisa presentati brevemente ai nostri lettori.
Sono un avvocato di Brescia, runner ed atleta paralimpica. Ho visto la mia vita cambiare di colpo, esattamente 14 anni fa. Era il marzo del 2006 quando ho iniziato ad accusare sintomi strani: cadevo, inciampavo, mi cadevano le cose dalle mani. Ho fatto degli accertamenti e ho scoperto di avere la sclerosi multipla.
Leggendo il tuo libro si capisce che non hai mai nascosto la malattia se non nelle primissime fasi. Cosa ha rappresentato e rappresenta ancora la SM per te?
La sclerosi multipla è una malattia che colpisce il sistema nervoso centrale e porta a conseguenze molto serie, tra cui pesanti limitazioni della capacità di movimento, che possono costringere il soggetto sulla sedia a rotelle. Al momento della diagnosi mi sono sentita crollare il mondo addosso ma per una ragione un po’ insolita: sono tifosissima del Milan e sono la responsabile delle trasferte di uno dei club rossoneri più grandi d’Italia quello di Toscolano Maderno la sola idea di non poter più andare allo stadio e poter finire sulla sedia a rotelle mi terrorizzava.
Avevo paura di non poter più riuscire ad essere allo stadio,tra gli amici di sempre o a svolgere le mie quotidiane attività. All’inizio per me ha rappresentato un grande limite, un varco invalicabile. Mi era stato addirittura vietato di poter cominciare a praticare sport. Poi la svolta. Sono arrivata a ringraziare la malattia, perché mi stava cambiando la vita e me l’ha cambiata.
NON HO PIÙ SMESSO, COME FORREST GUMP
Quindi lo sport per te è stato la svolta decisiva che ha trasformato una tale “minaccia” in una grande oppoirtunità di slancio?
Si esattamente.
Proprio lo sport, mi ha cambiato la vita. Nel 2013 ho iniziato a fare del movimento che mi era stato vietato quando mi è stata diagnostica la sclerosi multipla. Avevo giocato a calcio fino ai 16 anni, ma poi non avevo fatto più niente. Ero diventata una schiappa e nemmeno iscrivendomi continuamente in palestra riuscivo a scuotermi. Con il lavoro che faccio, non mi era certo difficile trovare il modo di rescindere dai contratti!. Attraverso un’amica, però, ho conosciuto un personal trainer che ha saputo motivarmi ad intraprendere dello sport. Dopo le prime uscite, fatte semplicemente camminando, il ritmo è salito fino a quando ha cominciato a correre sul serio e… non ho più smesso, come Forrest Gump.

Grazie anche a mio fratello Massimiliano, che già praticava il running, ho iniziato dalle mezze maratone tanto che nel marzo del 2016 ho corso la mia prima maratona a Brescia 42.125 km di gioia.
SE VUOI, PUOI
Oltre a tuo fratello e agli amici che sicuramente ti hanno incitata ad andare avanti e ti hanno motivata c’è qualche altra persona che più di tutte è riuscita a farti riemergere?
Alla maratona di Brescia ho conosciuto il Dott. Gabriele Rosa, lo chiamano Mister Maratona perché allena i vincitori delle più importanti maratone del mondo. Cardiologo e medico sportivo. Rosa mi propose di coinvolgere altre persone malate in questa attività sportiva. Da quel momento ho scoperto un percorso per realizzare un importante obiettivo, quello di correre la Maratona di New York nel 2016 insieme ad altre 6 persone colpiti dalla mia stessa malattia.
Quell’anno corremmo in sette la Maratona di New York, uniti dal motto “Se vuoi, puoi”, diventato poi il nome dell’associazione sportiva fondata da noi sette di cui sono Presidente.
Tramite l’associazione organizziamo attività per raccogliere fondi a sostegno di tutte le persone che soffrono di sclerosi multipla.
CORRO E NON MOLLO
Cos’è per te la volontà?
Schopenhauer disse che la volontà è la radice stessa dell’esistenza. Un impulso che spinge ogni essere umano razionale ad agire, respirare, vivere. Siamo abituati a pensare alla volontà come alla base di ogni impresa, piccola e grande che sia. Si arriva a ottenere il successo proprio perché si è avuto, nel momento iniziale di ogni percorso, volontà. Anche la corsa parte con un atto di volontà. Di muovere le gambe, percorrere la strada, sentire la propria mente e il proprio corpo diventare una cosa sola. Anche quando c’è un limite che vorrebbe piegare le gambe e fermarle. Ogni volta è una conquista, ogni volta è affermare un atto di volontà che mi porta ad affermare di essere viva, ad andare contro quella vocina di fondo che ogni volta vorrebbe dirmi “Non ce la farai”. Io Maria Luisa dico: “corro e non mollo”.
Hai scritto e pubblicato un libro per raccontare la tua storia e per uno scopo importante.
Si. Nel 2019 è uscito il mio libro “Sua maestà. Correre al di là della sclerosi multipla. Con il libro ho voluto raccontare la mia storia per dare speranza a chi non vede la luce fuori dal tunnel. Un giorno qualcuno mi aveva detto che queste gambe si potevano fermare, che non avrebbero potuto più muoversi. C’è stato un attimo che quelle parole mi hanno condizionato poi tutto è cambiato. Io sono cambiata e ho scoperto una forza interiore che ha dato una svolta alla mia vita. E queste gambe oggi mi hanno resa fiera di me stessa e soprattutto vincente. Mi hanno permesso di fare una maratona contro tutto e tutti. Ora posso dire che le mie gambe continueranno passo dopo passo a condurmi verso questo meraviglioso viaggio che si chiama vita!
Questa forza che ho trovato dentro di me l’ho racchiusa tra le pagine del mio libro e ne ho fatto uno strumento per sostenere i progetti legati al movimento e alla sclerosi multipla.
Maria Luisa mi ha inviato centinaia di commenti che le sono arrivati da tutta Italia e sarebbe impossibile in un solo articolo citarli tutti. Ne riporto uno quello che secondo me rende di più:
“Il tuo libro Arriva! Arriva dritto al cuore e all’anima e vale per tutti. A volte siamo malati nell’anima e non nel corpo”
Questo periodo di distanziamento sociale ci ha fatto comprendere quanto siano importanti le amicizie e la famiglia. Come hai vissuto questi giorni della fase 1 nel tuo appartamento di Brescia?
Rimanere chiusi in casa per così tanto tempo non è stato facile. Io sono una persona sempre in movimento tra sport e lavoro ed amici. Tutto d’un tratto dal 7 Marzo si è fermato tutto niente abbracci, niente amici, niente contatti sociali, niente famiglia (abitano a 70 km da me). Mi sono ritrovata con me stessa, con le mie paure, le mie angosce. Non riuscivo più a dormire. Ho cercato di reagire mi sono aggrappata ai tutorial di fitness su youtube, ho cercato di darmi alla cucina, ho lavorato da casa. Ho parlato molto con la mia voce interiore, lmi facevo le domande e cercavo di darmi delle risposte.
I giorni sono passati ed io ho trovato pian piano un mio equilibrio.
Ho rivalutato alcuni miei amici e ho capito quanto mi vogliono bene e quanto mi sono stati vicino. Ho visto nascere in me una forza che mi ero dimenticata di avere, la stessa che mi ha permesso di guardare in faccia la sclerosi multipla e farmi reagire, ho visto in faccia ancora una volta me stessa e mi sono piaciuta.
Una tua conclusione ed un messaggio di speranza a chi vive non solo la tua stessa malattia ma anche altri tipi di problemi più gravi o meno gravi.
Dalle difficoltà nascono nuove opportunità non dobbiamo mai dimenticarlo.
Sono convinta che nulla capiti per caso e forse questa esperienza mi è servita per capire che devo portare questa testimonianza tra chi è malato: niente ci può fermare, se vuoi veramente una cosa la puoi ottenere e spetta ai noi pazienti reagire alla malattia dando ancora più valore alla vita. Mi piacerebbe davvero essere testimonial di questo messaggio di speranza nei confronti di tutti coloro che stanno male”.
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